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Se si fa una ricerca, si trova che l’acronimo “snc” ha una molteplicità di significati, straordinariamente tutti coerenti con lo spirito che anima questa associazione culturale, anche in quanto casa editrice. Esso può indicare:
1. nell’ordinamento giuridico “società in nome collettivo”, un tipo di società nella quale tutti i soci rispondono in modo solidale e illimitato delle obbligazioni. Se a obbligazione togliamo “obbligo” e ci limitiamo a considerare la parte “azione”, tutto diventa chiaro per il nostro caso. Rispondiamo, in quanto lettori, di tutto quel che pubblichiamo. Per assumerci una tale responsabilità dobbiamo personalmente essere convinti di quanto stampiamo, cioè dobbiamo trarne piacere.
2. in medicina “sistema nervoso centrale”. Cos’è lo sappiamo tutti, come funzioni davvero crediamo non lo sappia nessuno. Le connessioni tra i cavi-nervi, dati-segnali e motori-muscoli saranno chiari, ma lo spirito che sovrintende all’intero sistema, le leggi comportamentali che crea e che differiscono da individuo a individuo chi può dire di conoscerli davvero? Questo è ciò che viene sempre più dimenticato, forse proprio in quanto inconoscibile, ed è proprio quello a cui vorremmo invece dar voce.
3. per gli scienziati che si occupano dello spazio, “Shergottiti, Nakhliti e Chassigniti” sono dei particolari tipi di meteorite la cui probabile origine è Marte. Come casa editrice intendiamo essere in qualche modo una meteora che vaga indisciplinatamente nello spazio dell’industria letteraria, ignorando le logiche – soprattutto determinate dall’economia – di un mondo del quale non facciamo parte. Proveniamo decisamente da un altro pianeta.
4. in toponomastica “senza numero civico”. I generi non ci appartengono e noi non apparteniamo ai generi. Ci sentiamo così, senza una collocazione precisa, nomadi; non seguiamo una via, ma solo il piacere della buona letteratura.
5. nelle nostre intenzioni “scrittori non convenzionali”. Quali sarebbero gli scrittori convenzionali? Di fondo riteniamo tali i professionisti della scrittura. Un ingegnere o un avvocato sono dei professionisti, un artista non lo è. Nella nostra idea, se questo può spiegare, uno scrittore non è un ingegnere, sebbene a guardarsi in giro il mondo appaia pieno di ingegneri della scrittura. Potremmo anche definirli “scrittori non commerciali”, se consideriamo tali quelli che producono testi volti esclusivamente al guadagno.
Per farla breve, quello che intendiamo proporre è quanto viene secreto da anime che necessariamente devono ricorrere alla scrittura per esprimersi. Potrebbero farlo dipingendo, filmando o ballando, ma a loro viene spontaneo scrivere. Vorremmo sovvertire delle regole, stimolare la fantasia e l’immaginazione; vorremmo fare della scrittura e della lettura due momenti dello stesso piacere, condiviso da una comunità che di comune ha sostanzialmente il rifiuto della banalità e del mediocre.
Vorremmo reimmettere acqua e rimescolare un mondo che sta diventando sempre più arido e più morto, dominato da una mentalità analitica, dal virtuale, dalle leggi dell’economia e della tecnica.
La vita è nata da un brodo, noi non lo dimentichiamo.